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A G G H I A S T R U

“l'agghiastru, dal dialetto siculo ulivo selvatico, è una pianta non invitata alla vita dalle radici profonde e dalle intenzioni di sopravvivenza secolare. I suoi frutti sono inutili, e non gli rimane nient'altro da fare che rimanere immobile dinanzi allo scorrere del tempo”

 

DISCOGRAPHY

D i s i n c a n t u   (2008) - INCH 009
1. Fuì
2. Idda
3. Campari
4. Fiori d'Arancio e Crisantemi
5. Saru Mantici
6. Disincantu
7. l'Ombra
8. Bianco Verginale
9. Vulìa
10. Tintu
11. Teatro Tetro
12. 'Ula Arsa
13. Mia Dea
 
I n c a n t u   (2007) - INCH 007

1. l'Incantu
2.
Sangu
3. la Stanza
4. Carennu
5. Rosa
6. Ferru & Focu
7. Tintatu
8. Parìa
9. Stravìa
10. Suli
11. Amorte
12. la Morti
13. Addisìu
14. Unìa
15. Curù
16. Scuru

17. Vitti 'na Crozza

 
A g g h i o n n a   (2008) - EP

1. Agghionna & Scura
2.
Ciuri
3. Curu' (nuova versione)
4. Rosa (piano e voce)
5. Tintu (chitarra e voce)
6. l'Ombra (seconda versione)
7. In Ruvina

 
 
 
S t r a v i a r i  (2007) - EP

1. Nichea
2.
Stravìa
3. Jaddinu
4. Quiete Morente
5. Veni
6. Scuru
7. Curù

 

 
     

 

Bio I

L'immagine è precisa, netta. Un uomo dal cranio lunare ricurvo sul pianoforte a rantolare di relazioni sentimentali andate a male e meditazioni suicide (quelle pirandelliane) rimandate di giorno in giorno in attesa di trovare uno stimolo per poter affrontare nuovamente quel preciso dannato attimo: scendere dal letto ed iniziare una nuova giornata nella sua Sicilia. In realtà la figura di Agghiastru è meno tetra di come l'ho dipinta, il fatto stesso che sto qui a raccontarvi della sua creatività lo rende più che mai vivo e voglioso di vivere, e andare avanti; come egli stesso dice 'arrancari' dal dialetto siculo, andare avanti comunque anche se con fatica. Lo stesso nome d'arte scelto per presentarsi al pubblico spiega molto. "Agghiastru", che in vernacolo significa ulivo selvatico, oleastro. E' una pianta non invitata alla vita, dalle radici profonde e dalle intenzioni di sopravvivenza secolare. I suoi frutti sono inutili, e non gli rimane che restare immobile dinanzi allo scorrere del tempo. A parole ecco la filosofia che sta dietro alla musica e alla poesia di Agghiastru. Egli ci parla di tutto e niente, con poetico distacco, con prepotente impassibilità. Il suo canto incanta e come un acido perfora. La cosa che più mi ha colpito è l'eleganza drammatica dei versi ricamati su melodie di piano straordinariamente avvolgenti, ma se ben si riesce a cogliere 'l'immagine' della canzone, in realtà si avverte tutto il senso di amaro soffocamento che l'artista rivive. Come un moderno cantastorie siciliano inscena nelle sue visioni sonore la sua 'banale' esistenza comune a tanti, ciò che invece non è comune, è la sua sensibilità creativa, che nella musica si appropria di barocchi intrecci di piano e chitarra, su ritmiche di basso e batteria vellutate e mai invadenti. Per ovvi motivi non è proprio possibile descrivervi la sua musica a parole, occorre vedere un suo show dal vivo. Spicca su tutto l'influenza mediterranea. Il cantato poetico dialettale impreziosisce non poco, allora è necessario rispodere alla più banale delle domande, ma che a volte potrebbe anche aiutare: ma a chi somiglia? Conscio del difficile compito descrittivo farò dei nomi: Nick Cave per una certa malinconia al piano, ma anche ai Black Heart Procession, Woven Hand. C'è qualche rimando a Tom Waits virato verso la teatralità di Vinicio Capossela. Certo è che la musica di Agghiastru orbita in quello spazio cantautorale e colmo d'intimismo e abitato da personaggi illustri come Cesare Basile, con quale collaborerà per alcuni brani contenuti in Disincantu. Questo secondo album del 2008 esce per l'etichetta indipendente INCH Productions e viene distribuito in Italia e all'estero dalla prestigiosa Audioglobe. Ma da dove arriva Agghiastru? Sciacca in provincia d'Agrigento. Nato nel Luglio del 1975 ha vissuto tra le viuzze e i cortili del quartiere di S. Michele, accanto ad abitazioni di puttane, fattucchiere, mafiosi. Cerca nella musica un altro e più profondo mezzo, oltre la parola, per poter esprimere 'fuori' la sua personalità. L'intento è quello di veicolare le proprie impressioni sulla vita nonché le emozioni che suscita. Il primo approccio alla sicilianità arriva da ragazzo quando la madre indicando la chiesetta di fronte lo rende partecipe del momento dell'UNIA che, in italiano significa 'agonia' ma sta ad indicare anche il suono della campana a morto che 'musica' lo spazio circostante. Nasce così la prima composizione pianoforte e voce, carica di pathos e malinconia sicula, in un momento in cui la cosa più importante per il suo maturare da musicista era non tradire la propria provenienza, anzi esaltarla. Nel 1997 esce per una casa discografica catanese 'Addisiu' debut-cd legato al progetto Inchiuvatu e destinato ad un pubblico di estimatori della black metal music che in quel periodo venivano sommersi dal mercato discografico di bands e dischi cantati in lingua, provenienti dalla Scandinavia. La proposta di Agghiastru fu spiazzante e convincente. 'Addisiu' vendette una gran numero di copie, e motivato dal successo di questa miscela di folk, prog, black metal, Agghiastru decise di dar vita ad una vera e propria scena musicale tutta siciliana. Seguirono diversi progetti aventi sempre come punto di riferimento il dialetto siculo e l'influenza mediterranea, sia per i testi che per le musiche, nonché l'estro creativo dello stesso menestrello di Girgenti. La produzione che ne fa seguito è imponente: sei CD ufficiali distribuiti in tutta Europa e non solo, e concerti lungo tutto il territorio italico.

max chinellato

Bio II

‘Agghiastru’ in vernacolo siciliano sta per ‘ulivo selvatico’ ed è il nome d’arte scelto da un artista proveniente dalla lontana Sciacca (Agrigento) che da anni muove le sue radici nel panorama musicale italico e non solo. A metà degli anni novanta esordisce nella musica metal estrema con una serie di strabilianti progetti, aventi come comune denominatore l’uso della lingua locale e la musica e tematiche d’ispirazione sicula-mediterranea. C’è di tutto. Dall’elettronica alle influenze tribali della vicina terra africana e ancora, riferimenti epici greco-romani, arabe, egizie… insomma la creatività di Agghiastru straborda coinvolgendo una serie di musicisti del luogo che daranno origine alla Scena Mediterranea e successivamente alla nascita di un’etichetta indipendente (la Inch Productions) distribuita in Italia & rest of the world da Audioglobe. Indelebile nella memoria di tutti i fans del metal è ‘Addisiu’ (desiderio) debut-cd del 1997 col progetto Inchiuvatu. Agghiastru riesce a creare in quei 50 minuti di vibrazioni telluriche un sodalizio tra svariati generi musicali. Si va dal black metal primordiale al folk ancestrale, dal rock d’avanguardia a tetre nenie sabbatiche, un lavoro inclassificabile entrato di diritto nella storia. Nel 2000 esce un secondo cd dal titolo ‘Viogna’ (vergogna) dove vengono inscenate in una sorta di teatrino dei pupi, tematiche legate alle problematiche esistenziali, ciò varrà al nostro Agghiastru il titolo di moderno menestrello siculo, ossia, il cantastorie. E di storie ne racconta. Tutto il suo operato agisce su profonde analisi dell’animo umano ed infine su se stesso. Ogni lirica composta mira a dare all’ascoltatore intrattenimento artistico e riflessione. Lo stesso nome Inchiuvatu (inchiodato) più che riferito al Cristo della croce, assume per il musicista siculo un diverso significato e cioè, l’impossibilità di dare un senso al proprio stare nel mondo. Nel suo peregrinare costellato da mille tessere suonanti, oggi Agghiastru trova una parziale visione della sua immagine. Alcuni lo chiamano il progetto ‘Agghiastru’, in realtà è semplicemente quello che lo stesso si è sempre auspicato; fare musica al di là di qualsiasi etichetta musicale, rappresentando solo ed esclusivamente se stesso. Mantenere il war name ‘oleastro’ rappresenta un’associazione, e il sentimento che lo stesso vive “è una pianta non invitata alla vita, dalle radici profonde e dalle intenzioni di sopravvivenza secolare. I suoi frutti sono inutili, e non gli rimane altro da fare che restare immobile dinanzi allo scorrere del tempo”. Oggi, come uno sciamano dagli aridi deserti siciliani, Agghiastru suona al piano la sua nenia più intima. Una struggente vena malinconica da sempre presente in brani come ‘Unia’, ‘Agghionna & Scura’, ‘Curù’ e tanti racconti ai limiti della follia e pregni di drammatici sentimenti. Parlare semplicemente della musica e dire che somiglia a tratti a Nick Cave se fosse nato nella terra a tre punte o a Vinicio Capossela per l’eccentricità dello spettacolo o a chi volete voi, è veramente riduttivo. Il cantastorie, forse l’ultimo in quest’epoca priva di nostalgiche emozioni e sicuramente il più originale, ci accompagna in un viaggio psichico, evocativo di un essere, quello siciliano, straordinariamente fuori dagli schemi e tuttavia attuale… “il mio show è un continuo racconto sotto le enormi ramificazioni dell’oleastro, la musica impreziosisce come le faville del fuoco rischiarano il cielo notturno, mentre occhi increduli ti fissano credendo che tu possa dire loro chissà cosa ed io dico quello che ho da dire, ossia il niente, ma il mio personale”.

maddalena vanausen

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