Intervista a Salina!

Salina Intervista

Con Fabrizio Salina, autore insieme ad Agghiastru e Rosario Badalamenti, del progetto drone/doom sperimentale LAVA, ragioniamo un po’ sulle imminenti produzioni della Mediterranean Scene in uscita per l’estate 2012, e in particolar modo di come lui vede oggi INCHIUVATU, entità ormai al di là del suo stesso creatore.

Dunque, presto sarà disponibile un nuovo EP dei LAVA, ma che in realtà ha anche una doppia veste musicale.

"Abbiamo recuperato il progetto Lava che dormiva dal lontano 1995. Lo scorso anno abbiamo pubblicato con orgoglio INCANDESCENZA, un EP di sei tracce che ha riscosso parecchi pareri positivi, e oggi abbiamo pensato di recuperare dei brani scritti in quel lontano periodo ma anche di affiancare loro delle nuove composizioni. La matrice musicale è chiaramente il doom, drone, chiamalo come ti pare, atmosferico e psichedelico, e siamo molto soddisfatti di come stanno andando le cose".

Spiegaci come avvengono le sessions di composizione dei LAVA, e quali le differenze tra ieri e oggi.

"Si beve un bicchiere di vino, qualche incenso che brucia, le luci le lasciamo andare verso l'oscurità e ci si immerge in lunghe suonate di gruppo. Un riff mio, poi Rosario mette su un arpeggio, Agghiastru sperimenta altro... è come se la musica fluisse da sé e noi apportiamo solo qualche ritocco al magma. Le differenze con ieri risiedono maggiormente nella presenza della batteria. Allora Agghiastru stava maggiormente dietro i tamburi, e ne combinavamo di cose in quella sua campagna sicula. Oggi abbiamo la fortuna di suonare nei sotterranei di Torino. Ci sono delle splendide cantine catacombali dove si avvertono splendide vibrazioni. Inoltre la nostra costeggia il Dora e ti garantisco che è parecchio inquietante... Coi microfoni a condensatore puoi sentire le vibrazioni dell'acqua. E' una condizione Infernale straordinaria, sembra di essere a contatto con lo Stige”.

Com'è quindi immergersi nel fiume del lamento con due personaggi come Agghiastru e Rosario.

"Funziona, non posso negarlo. Conosco questi due stralunati da quindici anni ormai. Anche se Agghiastru ha il grande male di essere sempre un passo nello smarrimento".

Spiegati meglio.

"Be' non è facilmente soddisfatto e questa sua smania di cercare sempre un'identità, che probabilmente non esiste neanche, lo costringe a non vivere felicemente la sua vita e la musica. Per lui tutto è ricerca, deve trovarsi in qualche modo. La musica non deve mai essere fine a se stessa”.
 
In che termini tutto ciò influisce sulle vostre composizioni e sulla Scena tutta.

"La Mediterranean Scene ha subìto un forte mutamento, dal 2006 in avanti, credo. Sia perché grande protagonista di tutto il metal estremo è diventato Rosario, sia perché Agghiastru in questi ultimi anni si è concentrato anima e corpo alla ricerca di se stesso (e a mio parere non riuscendovi) sul suo progetto solista. Anche ascoltando gli ultimi dischi di Inchiuvatu capisci che con MISERIA si è concluso un ciclo, mentre con gli EP 33, Ecce Homo e ora INRI, se ne apre un altro, ma a sentir lui, non siamo neanche lontanamente vicini dal vero inizio di questa avventura musicale. Ma anche alla fine probabilmente, non si capisce. Però ben venga tutto questo travaglio. Molti non si rendono conto di come sia difficile essere ancora qui a parlar di musica, mentre i molti sono completamente ‘fuori’. Chi si è sposato e attaccato la chitarra al chiodo. Chi ha un lavoro e chi bestemmia perché non l’ha. Insomma, facile la vita da adolescente. E in tutto questo a quasi quarant’anni, noi siamo ancor qui”.

Mi sembra di capire che non siete più gli stessi ragazzini di 15 anni fa, è ovvio, ma cosa dovranno aspettarsi i fan che invece, attraverso l'immobilità della percezione dei dischi, vi crede ancora dei ventenni e così vuole che facciate musica?

"La cosa che mi ha stupito, da quando ho ripreso i rapporti coi ragazzi, è proprio questo atteggiamento di alcuni fan. Non credo che la Mediterranean Scene si esaurirà, o sarà conclusa l'esperienza Inchiuvatu. C'è, da quasi vent’anni, un manipolo di fan sparsi per l'Italia, e anche per il mondo, che segue con assoluta fierezza e costanza tutto quello che partorisce Agghiastru, al di là di quello che suona. E pretende che noi si è capaci di reinventarsi. Gli altri che vogliono ‘bloccarci’ al passato si ascoltino i vecchi album. Comunque sia Agghiastru non ha mai accennato al fatto di smettere, anche se tutto va a puttane, vedi crisi generale, del disco, dei live, dell'intero pianeta musica. Lui farà musica a prescindere da tutto, non so come però”.

Diciamo che i progetti sono veramente tanti e di nuovi ne stanno venendo fuori, anche grazie al tuo incoraggiamento con la Taurina rec., l'aria di Torino vi ha stimolato, non credi?

"Torino è una città capace di darti molto se sai come prenderla. Un altro cambiamento della Mediterranean Scene è dato proprio dall'aria che da qualche anno respiriamo all'ombra della Mole, o alla Pagan Moon di Andrea, coi vari amici di qui. Per ora Agghiastru sta partorendo tutta una serie di progetti veramente interessanti ma strumentali. La parola in qualche modo la riterrebbe morta. C'è il progetto spaghetti western in cui fa confluire dal twist western alla musica surf rock. C'è il Bujo Celeste con delle atmosfere oniriche incredibili, e lui è capace di suonare per immagini. Anche i Lava sono un progetto privo di parola. C'è veramente tanta carne al fuoco, ma il tutto è vissuto con serenità, quasi distacco. Presto speriamo di mettere fuori parecchio di questa roba”.

Ma anche INCHIUVATU, progetto principale dell’intera scena è prossimo ad una nuova uscita. Siamo curiosissimi di sentire come si concluderà la trilogia.
 
“Tra Agghiastru e Rosario, per INCHIUVATU, avranno scritto una cinquantina di canzoni. Pensa che il cervello di Agghi è talmente fertile e assurdo che un giorno si fece una specie di scommessa tra di noi. A tutti quelli che glielo menano perché non scrive da tempo un disco come ADDISIU, lui una settimana ne compose uno tale e quale alla mentalità di quel tempo... Ti lascio immaginare il risultato, fantastico. Le stesse vibranti atmosfere, semplici e malefiche. Mise sul cd-r 'Addisiu 2' e lo archiviò. Il punto è che quell' Agghiastru non è più quel ragazzo del 1995, quindi a che serve imitarsi? I più sapranno leggere le sue contorsioni mentali. Anche INRI  avrà al suo interno parecchie sorprese, anche perché per essere un EP contiene per 14 episodi, ma sarà un nuovo Agghiastru con l’anima di sempre. Tutti noi siamo rimasti fedeli a noi stessi pur cambiando qualcosa. Un progetto come INCHIUVATU ha parecchie facce. Già ascoltando ADDISIU ti rendi conto che ha dentro mille influenze. Mi sono spesso chiesto, ma cos’è Inchiuvatu? E’ il sound malefico di Addisiu… quello sperimentale di Viogna, oppure quello death di Piccatu? Senza contare che in Miseria è riuscito a saldare tutto ciò. Ma anche i nuovi EP sono qualcosa che hanno in sé nuovi elementi, ma rimane Inchiuvatu al cento per cento”.

Questa è una riflessione verissima e che ci siamo fatti in tanti, e spesso questa molteplice figurazione di Inchiuvatu è stata anche controproducente.

“Certo, ti riferisci alla questione live. Dove cazzo metti in un live un progetto come quello? E’ troppo poco death, non puramente black, non sono neanche dark e neanche semplicemente folk. Eppure è tutto questo. Questa condizione ha fatto in modo che gli organizzatori di concerti rimanessero spiazzati, rinunciando spesso ad investire sullo show di Inchiuvatu. Detto questo, la varietà di Inchiuvatu è anche un pregio che molti hanno saputo riconoscere e apprezzare. Quindi perché stupirsi se il prossimo album sia tutto fatto di chitarre flamenco o solo organo?  Magari sarà brutale con spazi stoner… Credo sia questa la magia di Inchiuvatu, far convivere tutto ciò in maniera convincente e riuscire a stupire. Solo così il metal può rinnovarsi anziché stagnare nella mediocrità degli ultimi anni”.

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