ULTIMA MISSA: L'Elaborazione di Ossarium

 

Il cammino degli ULTIMA MISSA è assai tortuoso e bizzarro, e lo testimonia il fatto di voler registrare le proprie opere in contesti assolutamente fuori dai soliti circuiti e luoghi di registrazione. Il malefico trio ama registrare la propria musica in spazi ameni e dai costanti richiami con la morte.

Nell’arco di quasi un decennio hanno realizzato tre sostanziosi EP. Il primo non si scorda mai direi. L’Abbandono della Gioia del 2006 è un piccolo gioiello che mette subito in luce le influenze della band: dark rock riconducibile alla prima luce dei Death Ss, più specificatamente quella di Paul Chain & the Violet Theater , ma anche una strizzatina d’occhio al prog italiano degli anni 70: Le Orme, Il Balletto di Bronzo, Il Rovescio della Medaglia eccetera. I cinque brani contenuti sono, a mio parere, un momento altissimo della Mediterranean Scene. Apre Tenebra, intro malefica all’organo che segna anche il collegamento al vecchio nome della band, che poi si tramutò, nei primi anni 90, in INCHIUVATU. Registrato in una cappella di un cimitero ha in sé il suono primordiale della cerimonia funebre. Dopo questa lunga premessa ho l’onore di continuare a ficcare il naso nelle cose dell’Ultima Missa con uno dei diretti interessati, ossia Ossarium, sacrale basso pulsante del trio.

Ti chiedo una tua panoramica dal quel 2006 al 2008, momento in cui, in una campagna siciliana e in una sorta di casa infestata da particolari entità, tiraste fuori In Assenza di Luce, il secondo EP del 2008. Perché avete sentito l’esigenza di mettere su un progetto come Ultima Missa e perché realizzaste In Assenza?

Siamo sempre stati fan di un certo tipo di rock malefico. Nel 2005 io al basso, Agghiastru all’organo e Faidda alla batteria, tentiamo di fare qualcosa in quella direzione, probabilmente stufi di tarantelle e richiami mediterranei. Il primo lavoro è andato bene. Lo abbiamo sentito  molto, è un lavoro voluto e arrivava in un periodo parecchio frustante per noi. In Assenza invece arrivò quasi per scherzo, ma capimmo subito che la cosa poteva farsi parecchio seria. Su che genere suoniamo penso sia corretta la tua analisi ma trovo anche divertente l’etichetta spaghetti-horror, per via di certi richiami alla filmografia horror italiana degli anni 70 di cui io sono un fan. Ultimamente basta mettere ‘spaghetti’ davanti a qualcosa ed subito italiano di qualità, meglio così.

In Assenza lo avete registrato con una drum–machine, perché?

In realtà c’erano delle basi pronte realizzate da Agghiastru, e nel posto dove abbiamo registrato era veramente difficile arrivarci con una batteria vera, e poi in quel periodo c’erano parecchi casini per ognuno di noi, e Faidda si era appena trasferito nel grande nord. I brani sono da brivido comunque, anche grazie alla freddezza della batteria elettronica.

Approfondiamo ora la nascita de L’Elaborazione del Lutto del 2013, apprezzatissimo da chi segue la band da anni. Ed effettivamente ci sono dentro dei momenti tra i più belli registrati nella storia della Mediterranean Scene, lo ribadisco.

C’è da dire che tre brani erano stati composti da Agghiastru nel 1996, credo, se non prima. E sono Suli Niuru, Amar e Amissa. In particolare Suli Niuru è uno spettacolo, specie se consideri che in quel tempo Agghiastru componeva contemporaneamente per Addisìu di Inchiuvatu, Mediterraneo Atto I e non so quanti altri progetti. Un brano troppo avanti per l’epoca, troppo libero da qualsiasi ristrettezza musicale. Un pazzo, che però sa creare questo genere di brani.

Si sente subito che questi tre brani hanno un forte richiamo a Pink Floyd per esempio, grondano psicheledica pura. Ma poi arrivano Martiriu, Il Viaggio e la macabra Cunsumatum Est a fortificare il vostro attaccamento alle atmosfere mortuarie.

Credo che Agghiastru abbia sempre subito il fascino ‘cosmico’ di un certo tipo di prog. Penso anch’io che ai tempi ascoltasse parecchio 'fluido rosa', ma non ti credere, anche cose come i primissimi Pooh o Yes. Poi lui è pure ‘esotico’, nel senso che se gli viene una bossa nova te la ficca dentro senza problemi. È questa la sua forza, non avere limiti. Danzare con un cappello di panama e un martini in mano mentre in una catacomba senti il gemito del figlio di Rosemary.

Martiriu è un brano immenso. Spuntano quei coretti dell’ultima ora, presenti anche nei Lava, e poi organo, ritmi cadenzati che sentenziano. C’è anche lo special guest di Patrick Lord Timpesta alla chitarra. E so che c’è il retroscena che non ti aspetti…

 Infatti, questo disco lo abbiamo registrato quasi per caso. Eravamo nel salotto di Lord Patrick. C’era un’aria di nostalgia, ascolta questo, ascolta quello… poi prova questo nuovo fuzz, quest’ampli valvolare, questa chitarra… insomma, si jammava. Diciamo pure tutto a un volume non elevatissimo. Il fabbricato del Lord è popolare e i muri sono come di cartone. Ad un certo punto, sentiamo provenire da un luogo non ben specificato una sorta di lamento. Una litanìa di morte. Cazzo, facevano la veglia nell’appartamento accanto. Una roba pazzesca. Da brivido. Di solito questi vicini di casa di Patrick sono persone che, con o senza morto in casa, se ne stanno sempre appollaiati nella tromba delle scale condominiali, una roba molto terrona. Fatto sta che il loro essere zingari, quel giorno, stava davvero degenerando. Tutto divenne un film. Agghiastru tentava di registrare il rosario provenire dalla stanza accanto con un microfono panoramico nascosto. Non è che potevi saltare fuori e dire “ehi figa ‘sta cosa che fate, cos’è un funerale? Volete partecipare ad un disco e incidere qualcosa con noi?” Certo che no, però loro erano comunque presenti nel nostro salotto. Allora ecco. Si parte. E così nasce la terza occasione di registrare Ultima Missa in presenza di MORTE. Mi vien da ridere se ci penso, ma è tutto nel nostro stile di fare le cose. Poi abbiamo aggiustato un po’ tutto in fase di missaggio, è ovvio.

Il Viaggio sembra proprio anni 80, suppongo sia di chiara ispirazione Death Ss, e anche qui spiccano gli assoli di chitarra di Patrick. Ma è la conclusiva Consumatum Est che gela il sangue, come nasce e perché.

Questo meraviglioso “tempo musicale”, lui è così che lo chiama, è un momento privato di Agghiastru di cui non voglio parlare. Posso dirti che, come si sente, è ambientato in una chiesa e segue le fasi della zincatura della cassa da morto con relativo intervento dei parenti alla cerimonia funebre. Da brivido. È usanza degli anziani parenti portare della carne rossa ai familiari del defunto, poiché si pensa che questi deperissero con lo struggimento della perdita. Ho visto con i miei occhi una vecchietta ricurva verso le pene dell’inferno estrarre dalla sua borsetta della carne grondante sangue e offrirla ai familiari del defunto. Una scena veramente macabra.

L’Elaborazione del Lutto segna un notevole stacco in avanti nella storia degli Ultima Missa…

Lo penso anch’io, e mi stupisce che sia nato in maniera così spontanea, sembrava quasi che quella musica in qualche modo ci attendesse. È vero che alcuni brani erano già scritti. È vero che Amissa riprende un po’ Funerea del primo lavoro L’Abbandono, ma è l’insieme che funziona in maniera spettacolare.

Cosa rappresenta il casolare con annesso cimitero della copertina dell’EP?

È una di quelle immagini di Agghiastru che trova nei sui viaggi nel cuore della Sicilia. A volte si perde tra bagli di campagna, badìe, eremi, chiese sconsacrate. Quella è appunto una chiesa sconsacrata poi adibita ad abitazione barocca. Credo rappresenti la decadenza della vita. Il rudere. Per quanto l’uomo lo renda ‘vivo’, abitandoci, cambiando la ragione del casolare, alla fine sarà comunque preda del tempo, e sarà la morte a dominare su tutte le cose. Quell’immagine ti dà un senso di desolato abbandono, di qualcosa che fu vivo, che l’uomo tentò di rendere vitale. C’è la sospensione del tempo in quelle finestre nere, nei piloni a sinistra che non sostengono più alcun cancello, e il muro di cinta che fa avvertire la propria presenza, ma in realtà non c’è, è divelto e sepolto chissà dove. Avverti la recinzione, ma dentro c’è l’abbraccio di quel cimitero familiare in attesa del visitatore. Ma che c’è poi da visitare in quei luoghi? È una bella immagine che ben si accompagna al senso del ‘viaggio’, dove la morte è ben più presente della vita, come sempre direi. 

E poi c’è la fascetta nera del lutto…

L’elaborazione del lutto in fondo è il vivere quotidiano della vita. Poiché la vita è morte, noi elaboriamo negli anni a disposizione la nostra esistenza, che attimo dopo attimo finisce. In realtà dovremmo chiamare vita il primo momento di nascita, ma poi morte ogni giorno che decadiamo dalla vitalità. Credo che Agghiastru, aggiungendo quella fascetta nella copertina, come se fosse una lettera di condoglianze, intendesse inviare ai fan proprio questo senso di cordoglio. Comunicare loro che è in atto un sentimento luttuoso che ci abbraccia tutti. Stiamo vivendo morendo, o morendo vivendo. È così sottile il confine, ma sarà la morte ad essere veramente chiara, quella che noi tentiamo di musicare.

 

Puoi spiegarmi l’uso delle maschere, senza contare che l’unica foto che vi ritrae (a parte queste nuovissime pubblicate per l’occasione) risale al 1996? Non ti sembra un po’ abusato come travestimento? Penso alle tante bands che ne fanno uso nel metal, e non solo (Ghost, Terra Tenebrosa, giusto per citarne alcune).

Non c’interessa mostrare la nostra faccia, né tantomeno crescere come fama. Esistono le date e noi già coi Tenebra suonavamo mascherati, nei primi anni 90. Uno dei motivi d’ispirazione del progetto, vista la mia origine palermitana, sia musicale che teatrale, la colgo direttamente dai Beati Paoli, ovviamente niente di riconducibile alla presunta relazione con la mafia. Ecco il perché dei cappucci. Per non parlare della Cappella dei Cappuccini. C’è sempre stata una cosa ad infastidirmi nel modo del metal estremo. A volte capita che gente, che ne so, svedese o americana, sbandierino richiami artistici medio orientali senza magari sapere neanche dove questi luoghi si trovino sulla cartina geografica. Eppure i loro dischi sono pieni di simboli, citazioni, immagini. Francamente noi siamo sempre stati attenti a mostrare culturalmente un’immagine appropriata e di nostra appartenenza. Ma spesso e volentieri la gran parte del pubblico metal è ignorante e non sa nemmeno di che si tratta, e si ritrova a cantare di babilonesi, mummie e demoni medio orientali che non appartengono di certo alle loro tradizioni, né delle bands né tantomeno a quei fan. Io sono palermitano, ho fiutato da sempre la morte nella cappella dei cappuccini e letto tutto quello che accadeva nella setta dei Beati Paoli, e poi cazzo, suono negli ULTIMA MISSA. L’altra ispirazione, più di Agghiastru, e per Paul Chain o per il prog italiano più oscuro: Osanna, Metamorfosi, Il Rovescio Della Medaglia, lo abbiamo sempre detto da dove proveniamo musicalmente, ma nessuno conosce i travestimenti degli Osanna o gli incappucciati per i misteri di Trapani nel venerdì santo. Abbiamo sempre amato questo aspetto evocativo, e la musica degli Ultima Missa evoca la morte, l’inferno e il paradiso, quindi mi piace l’idea che la nostra rappresentazione sia occulta e teatrale e a buon diritto.

Parlaci del periodo Tenebra, che poi diede vita a Inchiuvatu e Ultima Missa.

Io non ero ancora presentissimo, però è stato il vero starter di tutta l’opera di Agghiastru e Inchiuvatu. In particolare un concerto nella cantina di Liotrum nella notte di Halloween del 1994. Musica cimiteriale che parlasse della sconfitta dell’uomo, della vita e della morte. So che è intenzione di Agghiastru riesumare in qualche modo il nome Tenebra, in fondo sono stati realizzati quasi tre demo nei primi anni 90, e alcuni di questi comparirono per la prima volta proprio nel gennaio del 1994 su Metal Shock e Flash. Anche se a parte la relazione 1994-2014, lui vorrebbe aggiornarlo ai nostri tempi. È stato un periodo comunque eccitante. Non c’erano locali e ci si riuniva in campagna di amici dove allestivamo concerti veri e propri. Si costruiva il palco, le luci, e si facevano veri e propri tour nella campagne siciliane. Cazzo, fantastico, a pensarci oggi eravamo veramente avanti. Non aspettavamo niente da nessuno, volevamo una cosa e ce la procuravamo. Questo era il vero underground, altro che riviste, locali, siti internet…

Sulla tua maschera compare una bella croce rovesciata, ma dai testi degli Ultima non trapela un forte connotato satanico o anticristiano.

Chiamalo come ti pare, ma per me le religioni sono la prima piaga dell’umanità. Sono di estrazione cattolica, sbattezzato, e chiaramente uso quel simbolo per comunicare la mia avversione per la religione che ho vissuto maggiormente, ma vale anche per tutte le altre. Noi siamo atei e pratichiamo  l’occultismo e la sua spiritualità per stare meglio con noi stessi e col mondo reale. I testi degli Ultima Missa parlano della morte, ma io sono un musicista anticristiano.

Anthony Nadur sfoga il suo estro musicale negli Addraunara, ma anche ne La Caruta di li Dei. Fabrizio Salina nei Lava. Rosario in altri mille progetti. Anche Franco Astiu ne ha diversi. Tu sei il primo ad aver parlato di un lavoro, extra Mediterranean Scene, diciamo pure personale col proprio nome sopra, è così? E cosa ne pensano gli altri?

No, non è proprio così. Ho delle mie idee che userò per un mio progetto personale magari col solo nome Ossarium, in cui, come ti accenavo, tratto i temi della mia Balarm. È vero che Agghiastru e Rosario sono un po’ il Grillo e il Casaleggio della situazione, ma non c’è alcun contrasto di idee né tanto meno di tempistica. Ultima Missa prevede dei tempi di fattura parecchio lunghi e articolati. Ho da poco assemblato un mio piccolo studio per registrare e mi sto dedicando a delle cose che avevo in mente da tempo, tutto qui.

Allora dacci maggiori ragguagli sulla cosa. Come pensi di supportarlo? Che musica offrirai a chi già ti conosce per il lavoro svolto negli Ultima…

Sarà sempre mortifero ma tendenzialmente devoto ad un black metal più sperimentale, occulto e grezzo. Lo registrerò quanto prima, ma non so dirti altro. Come supportarlo? Non ne ho la minima idea. Va bene qualsiasi cosa. Lo pubblico su bandcamp o lo stampo su un cd-r, oppure un vero e proprio debutto discografico, non escludo nulla. Vedrò quanta voglia avranno i ragazzi d’ascoltarlo.

Ecco, a proposito di arrivare alle gente. Avete mai pensato di fare dei live?

C’era una mezza intenzione quando eravamo tutti un po’ più vicini, ora siamo, chi per un motivo chi per un altro, tutti dislocati in altre regioni d’Italia, e anche all’estero. In questo la rete ci avvicina molto e così si può anche comporre dei dischi utilizzando la rete, ma per andare a suonare in giro ci vuole una bella organizzazione e presenza. Sarebbe bello, ma non credo che in questo momento l’Italia sia in grado di offrirci qualcosa. Molti locali chiudono, molta gente è disperata e delusa. Questi politici ci stanno uccidendo. Stanno uccidendo qualsiasi voglia di fare arte e cultura. Magari capiterà che si vada a suonare all’estero prima che in Italia, dove l’attenzione e il rispetto per l’arte è sicuramente maggiore. Ma sarebbe anche bello ritornare ai concerti ‘clandestini’ come a inizio anni 90.

…e magari di supporto ad un album ufficiale. A quando un nuovo lavoro degli Ultima Missa? Ti garantisco che è molto atteso, specie dopo la prova eccellente de L’Elaborazione del Lutto.

Non saprei proprio. Sai che per realizzare qualcosa per gli Ultima occorrono condizioni particolari a volte difficili da realizzarsi. So che Agghiastru ha qualche nuova idea in qualche cassetto, ma figurati, c’è una mobilia infinita a casa sua piena di cassetti. Miriadi di spunti per altri vent’anni di musica, almeno. Il problema è realizzarli, confezionarli, farli arrivare alla gente come vorremmo. In questo momento traspare solo il nostro astio nei confronti della politica italiana che ha distrutto il nostro tempo. Ci chiediamo spesso a che serva la musica di fronte ad un tale disastro…

A sopportare meglio questo schifo, diremmo in molti. Ma per chi deve poi confrontarsi con la quotidianità, evidentemente non sempre lo strumento musicale e la musica rappresentano una soluzione per vivere meglio. L’intero EP degli Ultima Missa si può interamente ascoltare, o scaricare da bandcamp In ogni caso, viva la vita, viva la morte, viva la musica del viaggio della vostra Ultima Missa.

 

 

 

 

 

 

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