Bujo Celeste: Claudio

 

 

 

Il bujo Celeste è una delle ultime creature di Agghiastru e Claudio. Sonorità che necessitano di una oscura predisposizione al viaggio, e la destinazione Heart, Void, Breath è servita. Biglietto di sola andata. Questo è il titolo del primo EP disponibile anche in digitale sul nostro bandcamp. Ed ecco le parole di Claudio.

 

L’elettronica dark ambient non è un genere tipico del collettivo siculo, ma la capacità immaginativa sì. Pur non avendo quindi sonorità propriamente mediterranee, Heart, Void, Breath, risulta essere uno dei lavori della Mediterranean Scene più innovativi, maturo e completo. Puoi spiegarci cosa vi ha spinto in questa direzione concettuale ed estetica?

 

Agghiastru mi parlava di questa visione che aveva del bujo Celeste e delle sensazioni che voleva esprimere. Ci siamo espressi per immagini, vibrazioni e frequenze. Facendo cenno a qualche act di riferimento abbiamo iniziato il processo di stesura dei suoni. Ci incontravamo per vedere se quelle visioni fossero descritte dai primi strati sonori e abbiamo continuato fino a quando abbiamo avuto chiaro come unificare e creare il concept del disco.

 

 


La sensibilità espressa nelle 6 tracce è notevole, vuoi raccontarci come siete riusciti ad amalgamare il tutto e con quali macchinari?


Sono partito con piccoli frammenti di suoni catturati in modo “ambientale” cioè senza usare schede audio. Semplicemente usando il microfono interno del portatile. Per generare la maggior parte dei loop ho utilizzato un Mininova della Novation, un Korg Radias e quello che avevo a disposizione, una chitarra acustica, un ride, un charleston, un timpano e Cubase.
Una volta assemblato il primo strato di tastiere, loop, frammenti di batterie elettroniche, ho lasciato che Agghiastru entrasse nel viaggio e aggiungesse le sue idee amalgamando e rendendo il tutto tridimensionale e profondo..

È necessario predisporsi all’ascolto di questo lavoro con la volontà ferrea e staccarsi dalla realtà. Intraprendere un vero e proprio viaggio. Hai qualche ulteriore consiglio da dare a chi non è solito ascoltare questa musica?

 

Ormai le barriere di genere non esistono più, per quanto riguarda il rock e il metal, quindi si ascolta la canzone, per il piacere di sentire quei quattro, cinque minuti di musica. Per quanto riguarda l’ambient, il dark ambient o l’elettronica più rarefatta bisogna avere lo spirito di entrare nelle tracce, di rintracciare quei suoni che arrivano dopo, quelle frequenze che possono cullare o disturbare, ipnotizzare, di lasciarsi guidare e di avere mente sgombra per creare il proprio immaginario su quei suoni. La stessa cosa vale per bujo Celeste. Noi abbiamo effettuato il viaggio al contrario, ci siamo immersi nelle immagini che volevamo descrivere e le abbiamo musicate.

Mi chiedo sempre se la musica che sento rappresenti a pieno l’animo dell’artista. Tu hai dentro di te un ‘buio’ così profondo? Probabilmente è necessario, come suggerisce il titolo del progetto, definire questi estremi: il buio e poi la dimensione celeste…


Personalmente ho un buio/bujo che deriva dalla visione dell’esterno, da situazioni che condizionano il mio modo di agire e pensare, quindi a volte preferisco sprofondare in luoghi privi di luce. Poi il fatto stesso di essere vivo mi porta a cercare lo spiraglio della dimensione celeste come l’hai citata tu, per trovare energia e sviluppare le mie azioni.


È vostra intenzione portare il bujo Celeste dal vivo?

 

Ne abbiamo parlato e abbiamo anche buttato giù delle idee per ampliare il progetto ad una esperienza più “rock” piuttosto che a due elementi dietro a un PC e una tastiera. Useremo strumenti vari da stratificare sulle basi del disco.
È ancora tutto un po’ teorico ma abbiamo intenzione di sperimentare e consolidare la cosa per poterci unire ad altre entità ambient in interessanti esperienze live.


Quali pensi sia la strategia migliore per promozionare il vostro progetto, ammesso che lo vogliate fare e considerando che, nel tempo in cui viviamo, tutte le logiche musicali (zine, recensioni, concerti, costruire una fan-base) sono andate a farsi fottere…


Esatto. Sono andate a farsi fottere. E noi ce ne fottiamo. Non essendo un prodotto molto appetibile per l’ascoltatore comune, ci affidiamo alla fedeltà del pubblico della Mediterranean Scene e a un certo passaparola legato all’undeground che la scena ambient/dark ambient costituisce. Meglio avvicinarsi ad altre realtà della scena che sono loro stessi i primi fruitori di questi prodotti che non pensare ad una campagna promozionale sulle testate giornalistiche di settore. Si dovrebbe costruire una scena fatta dai musicisti che promuova live e scambio di materiale, materiale fisico, quindi cd, lp, anche cassette.


Non posso non chiederti dei tuoi molteplici progetti sparsi per Torino. Quali aspettative hai?

 

Sono coinvolto in diverse realtà esterne alla Med Scene. I progetti sono Opthalidon, Silenti Luna, the Complicity.
Con i primi due in maniera diversa trattiamo la materia dell’industrial metal, il primo attinge alla prima ondata inglese degli anni novanta, con i secondi flirtiamo con il death, il black sinfonico e il gothic. Per quanto riguarda the Complicity invece è un progetto di rock/metal con influenze americane dei primi anni 2000 con una voce femminile a condurre il gioco. Purtroppo è dura crearsi un fanbase anche se abbiamo avuto buoni riscontri sia in sede di recensione, in Italia e all’estero, che in sede live, perché non proponiamo dei generi alla moda. Perché anche il black metal va di moda, però se suoni industrial metal sei un fighetto perché usi i synth.
Le aspettative sono sempre le solite di tutti i gruppi. Ormai siamo tutti grandi di età  ci dobbiamo mettere di impegno e farci vedere consolidati, con idee convinte e pronti a livello di qualità musicale, di produzione e di esecuzione.



In conclusione, puoi anticiparci quale possa essere il futuro del bujo Celeste?

 

Tra gli impegni che occupano la mente di Agghiastru, c’è posto per il successore di HVB. Io sto già raccogliendo materiale sonoro da archiviare e utilizzare per le nostre visioni, perché ho voglia di continuare l’esperienza e di sperimentare nuove soluzioni e nuove visioni. Ancora però non sappiamo che forma prenderà il nostro nuovo viaggio. 

                         

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