MEDITERRANEAN SCENE pre Addisìu

PerfidiaAvevo poco più di sedici anni quando cominciai a comporre qualcosa di serio, anche se già nel 1987, con un organetto Bontempi a tre ottave e un registratore a cassette, mi divertivo a comporre canzoni folkloristiche tipiche della mia zona. Nel 1991 volevo concretizzare la mia musica attraverso la scelta di un nome e di una vera e propria band, cosa difficilissima da attuare perché mettere assieme più di una testa in musica è come voler acchiappare la luna in un pozzo, quindi optai per un meno impegnativo progetto più che un vero collettivo di persone. In realtà componevo già musica diversa al di là del nome che avrei scelto per rappresentarla successivamente. La prima band, o progetto, la chiamai PERFIDIA. Facevamo dell’hard rock con qualche venatura esotica, e poi parecchie cover rock. Un solo concerto, nell’estate del 1992, e poi tramutai la cosa in EDEN con un indurimento del suono spinto verso il thrash metal. Alcune canzoni erano cantate in italiano: Urla dove sei, Luna, Sola, Conto alla Rovescia, era il 1993, ma avevo chiaro che oltre all’italiano potevo essere ancor più originale Edencantando in dialetto siculo, esperimento già affrontato da quando avevo dieci anni per via del Carnevale, dove la maggior parte delle musiche sono scritte/cantate in vernacolo. In quei primi anni 90 mi ritrovai una tale quantità di materiale che riuscire a recuperarlo oggi è impresa quanto mai impervia. Tutte queste canzoni in realtà non avevano un ‘casa’  ben precisa, ossia il nome di un progetto ben definito che le accogliesse. Erano già in atto tentativi di canzoni ‘metal dialettali’ come La Cruci si potta ncoddu, Trinaka o Ave Matri, Aciddazzu, anche se la base rimaneva marcatamente legata ad una sorta di death/thrash con qualche accenno di tarantella. Cominciavo a capire che per quanto mi sforzassi di suonare metal nudo e crudo, non potevo fare a meno del mio piano e delle tastiere. Le atmosfere macabre mi indirizzavano verso un ulteriore indurimento del suono, ma con un’attenzione ad un certo mondo spettrale e oscuro. Al tempo cominciavo a conoscere il rock progressivo italiano. Ci arrivai dal jazz, e subito venni catturato dalle tematiche e dalle musiche ‘dark’, in parte solo immaginate prima. Nel 1993 decisi che il mio progetto più importante dovesse chiamarsi TENEBRA. Creai parecchio materiale a quel tempo. Per un intero anno avevo accumulato nastri su nastri. Canzoni vagamente ‘death metal'  come Kill Your Damned Soul, Watch Me Die, o col piano dark decadente; Mother's Death, Cry of Sorrow, The Kiss of Death, Silence Forever,  tutte cantante in inglese o siculo. Altre erano più prog cantate solo in italiano, e poi sempre quelle dannate nenie folk e cantate solamente in dialetto siculo Nura. Al tempo, su alcuni giornali del settore: Metal Shock e Flash su tutti, ci furono anche delle recensioni di questi demo targati Tenebra.Tenebra logo Non erano male, e indicavano nell’uso del piano una certa strada da seguire. Ma mancava qualcosa. Il nome Tenebra era fin troppo prevedibile e banale. Sul finire del 1994 decisi che la strada da percorre era quella dell’incanto generato dalla mia terra e dalle sua fascinazioni. L’oscurità che andavo cercando l’avevo sempre avuto sotto gli occhi. Il suono marcio era quello dei tamburi e dei fiscaletti siculi. E poi c’era quella natura ammaliatrice e drammatica allo stesso tempo. Mi fu chiaro che il nome dovesse rispecchiare quelle filastrocche siciliane cha arrivavano da lontano, e che le tematiche dovessero essere le uniche per le quali ha senso porsi una domanda tanto banale e drammatica allo stesso tempo: cos’è la vita, perché esistiamo? L’incapacità di dare un senso a questi quesiti fece fiorire il nome INCHIUVATU. Inchiuvatu flayersTutti i racconti evangelici erano lì pronti per essere saccheggiati. Tutto il folklore della mia Sicilia mi parlava fin da piccolo di spiriti, fate, diavoli e paura dell’ignoto. C’è anche da dire che, da buon arabo, non sapendo cantare decentemente in inglese, l’optare per il siciliano fu un’opportunità imperdibile. E dunque ho anche rispettato la mia natura sicula, tramutare un ostacolo in un vantaggio. Inchiuvatu fu il nome scelto quindi, non tanto riferito al Cristo della croce, ma all’uomo incapace di darsi una risposta. Inchiodato al mistero dell’esistenza. Contemporaneamente, non soddisfatto del tutto, e gravato dall’immenso repertorio nato sotto i nomi più disparati, nacquero dalle ceneri di Eden e Tenebra anche gli ULTIMA MISSA, che dei Tenebra conservano il lato più prog rock e oscuro. Ma c’era spazio e tempo anche per i NAILED e i LAVA. Tutto questo fiorire di progetti musicali era dovuto al vantaggio di essere in primis un tastierista/pianista. Con una tastierina hai il confronto immediato con diversi strumenti. Con una ‘dramma-scin’ per esempio, avevo tutta la sezione ritmica fatta di casse, rullanti, tamburi. Alcune keyboards erano anche dotate di un sequencer interno col quale orchestrare veri e propri componimenti. Acquistai anche un 4 Piste che, con l’aggiunta di un microfono, una chitarra, un basso e pezzi di batteria raccattati qua e là, mi diede la possibilità di edificare un soddisfacente studio di registrazione casalingo. Immerso tra tutti quei rottami musicali mi sentivo di poter arrangiare la fine del mondo. In questo attraversamento non ero solo. C’erano a fare da comparsa, attorno a quel mio piccolo studio di registrazione, anche tanti amici musicanti, ma a prefigurare la nascita di un’intera SCENA MEDITERRANEA con punti peculiari come l’uso del dialetto e le fascinazione del Mare Nostrum, fui il solo ad immaginarne le mille ramificazioni. E fu allora che vidi nell’agghiastru (l’ulivo selvatico) la consacrazione del mio nome d’arte e della mia personale visione musicale. Ed era già il 1995

- agghiastru

                                       

                                          Tenebra Flyers.  

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