La Tenebra non esiste

 

 

Ai più non sarà sfuggito un ''nuovo'' nome tra i tanti EP della Scena Mediterranea. Ripescato nel 2014, arriva tre anni dopo la prova musicale dell’esistenza di questa nuova creatura di Agghiastru. Da una costola di Ultima Missa, o per meglio dire dal Collettivo Funebre, ecco un respiro, anzi un sospiro di morte davvero intrigante.

 

La prima domanda che ti rivolgo riguarda il passato dei Tenebra. Sappiamo essere il progetto che diede i natali a Inchiuvatu…

Nei primi anni 90 non avevo chiaro come potesse essere il metal con un piano da protagonista. Eppure quello era ed è il mio strumento principale. Cominciai a cesellare delle melodie tetre ma al tempo stesso romantiche e decadenti. Come mio solito tirai su due o tre demo piene di roba, a tratti anche intrise di death old-school. Alcune demo sono state anche recensite sui giornali dell’epoca. Ma poi abbandonai il progetto, o meglio, lo separai in due, creando Inchiuvatu e Ultima Missa.


Prima ancora ci sono altri due nome che hanno dato origine ai Tenebra.

Sì, effettivamente avevo iniziato una roba coi Perfidia, poi tramutai in Eden, ma per quanto conservi ancora i nastri di quei progetti con un bel po’ di materiale, diciamo che dai Tenebra in poi cominciai ad avere le idee molto più chiare. Passai dall’hardrock ad una visione propriamente metal, tutto qui.


Perché tre anni fa hai pensato di riesumare il progetto, forse non ne avevi all’attivo abbastanza?


Probabilmente dovrei chiamare la mia musica con un solo nome, ma poiché mi piacciono diversissime influenze, sarei poco compreso se con un nome facessi un disco dark e poi l’album dopo uno brutal death. Allora meglio mettere su tanti progetti e tirare su una manciata di canzoni che, spesso è volentieri è un concept di circa mezz’ora. Gli Astimi sono death, mentre Tenebra sono dark. Se chiamassi tutto ‘Agghiastru’ avrebbe poco senso, non credi?


Il suono dei Tenebra è minimale e utilizza un cantato spettrale.


Avevo bisogno di un progetto col solo piano in evidenza, minimale e sinistro. Poi ho messo a supporto della musica una batteria elettronica ‘giocattolo’ e infine ho dovuto aggiungere anche basso, chitarre e organo. La voce volevo non ci fosse, ma in realtà i testi, alla fine, si sono resi necessari. In Ecce Homo di Inchiuvatu avevo sperimentato il cantato sussurrato, mi è parso la maniera migliore per interpretare le liriche dei Tenebra. Sono soddisfatto del risultato, e non è cosa da poco. E' strano, ma lo trovo anche parecchio consolotario e dovendo parlare di morte percepisco quel tipo di voce come un caldo abbraccio.


Visto che nei vecchi Tenebra c’era anche materiale più ‘pesante’, spiegaci perché qui emerge solo l’anima dark pianistica.


Chiaramente non potevo fare l’ennesimo progetto simil dark black metal. I Tenebra dovevano avere fin da subito una identità precisa. Ho deciso di portare, dal vecchio materiale al nuovo corso, i brani che hanno una possibile  connessione anche col presente. E nel caso specifico è il brano Il Bacio, mentre tutti gli altri brani dell’EP sono stati composti nel corso dell’anno.  Ci sono altre due canzoni che affiorano dal passato e che traghetterò in altri due EP, ecco perché ho chiamato il primo lavoro semplicemente I e numericamente il II e il III, che completerà questa trilogia iniziale. Questi EP appresenteranno passato e presente del progetto, ma dando anche un’idea del futuro.

Parlami allora nel dettaglio di I

 

E’ stato composto di getto col piano. Poi ho sovra inciso tutto con l’idea di non disdegnare qualche apertura prog. E’ il caso di Rovi Taciti, che nel finale apre a una sonorità napoletana-mediterranea tipica degli Osanna o Città Frontale. Credo che si possa ancora sperimentare tantissimo e creare nuova musica. E’ lo spirito del prog anni 70, e quello italiano è stato davvero pregevole.

Di grande impatto sono i testi. Nello specifico alcuni versi ti si piantano nel cervello.


E’ vero. Se per la musica sono sempre molto insoddisfatto, e direi quasi sofferente, per i testi non ho mai sentito disagio. Mi piacciono, completano la melodia e rispecchiano sia i miei lati intimi che quelli più laterali. Questo lavoro è stato scritto in un periodo della mia vita parecchio ansiogeno. Sto scoprendo che a 40 anni il tuo corpo cambia, muta la tua mente, la tua capacità di razionalizzare. E’ una fase dell’età di un uomo in cui ti senti molto più critico verso te stesso e non sempre riesci a capire quale è il tuo ruolo nell’esistenza. Poi, grazie alla lettura dei classici greci, della filosofia occidentale e della mistica orientale, ritrovi in baricentro. Magari l’ansia può pure tornare ma sei più preparato. Tutto cambia. Leggevo filosofia a 20 anni, ma ogni parola oggi ha una profondità nuova, e non bisognerebbe mai smettere di avere al proprio fianco un libro di Platone o di Nisargadatta. La Tenebra è una paura, ma la paura è qualcosa che di fatto non esiste, e non ha senso. Riuscire a determinare e controllare ciò che crea la mente è fondamentale. E’ stato il pregio degli scettici, degli stoici e dobbiamo imparare a meditare su noi stessi e sulla nostra irrazionale volontà di esistere. Da oggi in avanti, ma non solo per i Tenebra, le mie riflessioni testuali andranno in due direzione precise. La vagina, e la filosofia.  


marco INCH Productions staff

 

TENEBRA - I su bandcamp

Copyright © 2013 INCH Productions